Tra storia e leggenda su Cavlera e Tisa

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Tisa e Cavlera, una dirimpetto all’altra. Nella loro appena accennata altitudine dominano tutta la Val Vertova e fan da balcone verso i colossi dell’Arera, della Presolana e dell’Alben, solo per citare alcune fra le più conosciute cime orobiche.

Sui loro versanti, quelli che scendono dalle cime Tisa e Cavlera, s’inerpica un sentiero che – a primo acchito – appare tutt’altro che selvaggio. Eppure, una volta abbandonata la noiosa strada asfaltata che si alza sopra l’abitato di Vertova, il percorso inforca una bella mulattiera che salendo dolcemente ci coccola con scorci tra fede e storia, leggenda e realtà.

Come San Patrizio, ci faremo trasportare dal nostro mantello, non certo per attraversare da sponda a sponda la Loira, ma per risalire comodamente l’erta mulattiera. Protetti dal Santo sfuggiremo a uccellacci e demoni e potremo così raggiungere la bella Fonte di pietra arenaria che splende proprio sotto il Santuario a Lui dedicato, lì dove anticamente anche i viandanti che percorrevano il sentiero di Honio si fermavano per bagnarsi gli occhi e segnarsi con l’acqua del fontanino.

Santella dopo santella attraverseremo alcuni dei luoghi dell’antico concilium, quegli stessi luoghi capeggiati da grumi di case che oggi son fiancheggiate dal sentiero CAI 518. Non dovremo far altro che lasciarci trasportare: su, sempre più su, dove il bosco lascerà spazio agli ampi pascoli e dove l’ultimo richiamo alla fede ci consentirà di raggiungere il paradiso (…quello terreno, almeno!).