Storie d'Alpinismo: -Riccardo Cassin-Grignetta,Torrione Palma


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" [...] L'ultima “prima” dell'anno fu la via di quarto grado tracciata sempre in arrampicata libera, sulla parete Sud - Ovest del Torrione Palma, nella Grigna Meridionale, nel pomeriggio del 20 settembre che, va senza dirlo, era giorno festivo.

Il Palma: si chiama così per ricordare due fratelli alpinisti che furono tra i primi a percorrere la pittoresca Cresta Segantini, e si leva ben visibile e distinto sulla costa occidentale della Grigna, tra lo spuntone della Civetta che sta alla base della Piramide Casati e le Torri Moraschini. 

Raggiunta la base seguendo un canalone di detriti e brecciame, mi lego in cordata con Riccardo Redaelli. C'è anche Giovanni Cereghini, ma all'ultimo momento, quando già abbiamo calzato i peduli, riusciamo a convincerlo a lasciarci andare da soli per rendere più spedita l'ascensione. È un sacrificio, ce ne rendiamo conto, ma alla fine si rassegna e mentre attacchiamo al centro della parete, si arrampica su un roccione della Piramide Casati e vi si insedia come su un osservatorio. 

Da parte mia salgo diritto alcuni metri, ma poi devo piegare a destra lungo una cengia erbosa appena marcata che si innalza dolcemente verso la cresta. Eccomi ad un terrazzo. Redaelli mi segue senza indugio di sorta e riuniti alziamo la testa scrutando. 

Un chiodo risuona sotto il martello. Lo provo. Terrebbe a freno un toro infuriato. Con tanta garanzia mi isso pochi palmi particolarmente duri, tocco una fessura, mi infilo dentro per metri e strisciando guadagno sei o sette metri, arrivando ad uno spuntone. 

Ha buoni appigli, lo giro e pervengo ad una comoda nicchia. 

Qui ho tutto lo spazio che voglio: faccio sicurezza al compagno, mi raggiunge ed una volta insieme beviamo dapprima a turno un fiato d'acqua dalla borraccia, poi facciamo consiglio. La parete si erge liscia. con un'unica fenditura verticale nella quale a malapena entra un pugno. Ci conviene seguirla? No, e soprattutto perché finiremmo col piegare sulla cresta orientale già salita da Gino Carugati. Qui ci si vuole attenere ad una linea la più diretta possibile; la via deve essere completamente nostra. 

Colloco un altro chiodo perché il terreno sul quale sto per avventurarmi, alla nostra sinistra, è particolarmente esposto e la prudenza non nuoce in nessun caso. Sono pochi metri che fanno sudare, sino ad un crinale di roccia sano come un corallo. Fa piacere sentir sotto le dita il sasso saldo; un altro breve tratto e sto su un terrazzino. Quando il secondo di cordata mi raggiunge, Cereghini dal suo stallo ci dà una voce ed allegri gli rispondiamo. 

Dritto sopra di noi, a circa trenta metri, la parete bianca si chiazza di un mugo. Visto dal basso sembra una macchia nera: da qui scorgiamo distintamente il verde delle foglie stagliarsi lucente nel cielo. Perché mai un seme portato dal vento è andato a ficcarsi in quella crepa e da che tragga alimento la pianta non lo so: deve pur esserci una ragione se invece di prosperare tra la boscaglia ha scelto una dimora tanto scomoda per vivere di niente.

Per raggiungere quel cespuglio devo spostarmi ancora a sinistra, vincere un primo strapiombo, poi un altro, e sono due nuovi chiodi che martello con vigore, infilando via via i moschettoni, e nei moschettoni la corda, e tirandomi su in arrampicata. Ed eccomi ad un terzo pianerottolo. 

Voi che avete la mia stessa mania di preferire le superfici verticali a quelle orizzontali, sapete quanto siano provvidenziali questi pulpiti. Siamo a due terzi della parete e par davvero di stare su un pulpito, senza parapetto però, e qui i “fedeli” sono torrioni e guglie, creste e canaloni, e più sotto la massa verde del bosco e in fondo il lago.

Ripartiamo insieme perché le rocce sono facili e possiamo guadagnare tempo. L'andare si fa moderato sotto uno strapiombo e tosto ritornano in funzione chiodi, martello, sicurezza: proprio qui doveva cacciarsi questo ostacolo! Non sono per nulla fiacco e calcolando i movimenti lo affronto mentre il secondo non mi perde di vista. 

Rimangono ancora una trentina di metri: l'occhio li giudica facili per i sodi e ben marcati appigli, ne l'aspetto onesto ci inganna. Alle quattro del pomeriggio tocchiamo la vetta. L'ora vespertina ha richiamato sul cocuzzolo della Grignetta un gran cappello di nubi. Sono i vapori del lago soliti ad abbarbicarsi alle ultime rocce: non promettono pioggia; anzi, sono indizio di bel tempo.

Non prolunghiamo oltre la sosta, ma ci caliamo rapidamente sulla direttissima con una nuova vittoria in saccoccia. [...] "


R.Cassin; Dove la parete strapiomba (primo libro scritto da Cassin); ristampato nel 2014 dalla "Fondazione Riccardo Cassin".



Via Cassin, Torrione Palma, Grignetta:

Una delle vie più belle tra quelle fatte da me fin'ora.

Ripetere una via firmata Cassin è sempre un'emozione; purtroppo questo bellissimo racconto della prima salita di R. Cassin e R. Redaelli, scritto dallo stesso Cassin, l'ho letto solo dopo avere compiuto la ripetizione della via e mentre lo leggevo sentivo l'emozione e la bellezza della loro prima ascensione della parete Sud-Ovest del Torrione Palma, spero che riportando qui il testo abbia una discreta visibilità e che grazie ad esso, chi ha le possibilità, vada a ripetere una via storica, in un ambiente magico, con l'emozione e lo spirito di chi per primo la percorse.

Per raggiungere il T.Palma si lascia la macchina ai Piani dei Resinelli seguendo le indicazioni per il sentiero della "Direttissima", si superano le scalette metalliche e subito dopo il caminetto Pagani, proseguendo poi sul sentiero che da prima va in discesa e poi prosegue nuovamente in salita immersi in un ambiente magico, carico di fascino e di storia mentre centinaia di guglie svettano indisturbate nel cielo.

Si continua sul sentiero della Direttissima seguendo le indicazioni fino ad arrivare  nei pressi di un canalino dove è ben visibile il T.Palma e dove si troverà un cartello con indicazione " Torrione Palma". Salendo il canale con particolare attenzione ( caschetto consigliato) a non smuovere sassi si supera un salto roccioso di II/III grado che conduce al prato superiore, molto ripido, e puntando alla base della parete si giunge all'attacco della via contrassegnata da fittone e scritta in blu "Cassin".

Da qui attacca la via che segue una serie logica di placche e diedrini, mai banali, divisi da piccole cenge occasionali. Utili protezioni veloci per integrare la chiodatura distanziata nelle lunghezze più facili. ( Durante la riattrezzatura della via, da parte delle guide della Valsassina, si sono aggiunte delle varianti che modificano il tracciato originale, senza togliere il fascino della via. Il percorso originale dopo il terzo tiro prosegue dritto per camini e diedri un  po friabili.) 

Raggiunta la vetta si scende, dal versante opposto alla via, con una doppia arrivando così sul sentiero Cecilia, da qui si scende nuovamente sulla Direttissima e si percorre a ritroso fino alla macchina.


Lecco -  Resinelli                           0.30 h/0.45 h   

Resinelli - Base T.Palma              1.35 h/1.50 h

Base T.Palma - Vetta T.Palma    2.00 h/2.30 h

Vetta T.Palma- Resinelli              1.40 h/2.00 h 


 


Tommaso Garota




Commenti

PAOLO PANIGADA 6 anni, 1 mese

Belle le foto in B/N

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  • Tommaso Garota 6 anni, 1 mese

    grazie paolo! seguimi che a breve ne pubblicherò altre !