Cima Tombea e monte Caplone

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Terra tormentata, di confini e contese, quella ai piedi di cima Tombea. Sin dalla notte dei tempi, quando un pastore di Storo, sorpreso a pascolare il proprio gregge sul versante meridionale di quel monte, spergiurò dinnanzi a Dio che quelle alte terre gli erano sempre appartenute. All’improvviso, fulmini e tuoni oscurarono il cielo e la terra inghiottì l’impostore lasciando di lui e del suo gregge solamente le carcasse, poi ricoperte di terra e zolle da altri pastori. Tumuli di terreno che restarono a perenne memoria del tremendo giudizio di Dio, tanto che da quel giorno la gente chiamò quella montagna "Tombea", ossia il luogo delle tombe.

Insieme al monte Caplone, la cima Tombea e queste alte terre sono state l’ultimo baluardo a difesa della Pianura Padana quando, con lo scoppiare della Grande Guerra, la lunga dorsale venne occupata dal 7° Reggimento Bersagliari. Fortificata dal Regio Esercito Italiano con appostamenti di artiglieria, trincee, postazioni di mitragliatrici e ricoveri in caverna, di cui ancora oggi abbiamo testimonianza, il complesso difensivo avrebbe dovuto scongiurare l’eventualmente avanzata austriaca qualora questa avesse sfondato a nord la prima e seconda linea di difesa.

Leggenda e Storia si passano il testimone. Ma dopo tante tribolazioni, a questa terra che ancora oggi segna un confine, fortunatamente solo geografico tra Lombardia e Trentino, non possiamo che attribuire il giusto merito, quello di essere un luogo altamente panoramico, riconosciuto per l’importanza botanica, tanto che viene considerato il “giardino delle Alpi”.