Articolo

L'«IPPOPOTAMO» DI CRESTA CROCE

19 Luglio 2013 / 17:16
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7047
Scritto da Redazione Orobie
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L'«IPPOPOTAMO» DI CRESTA CROCE

19 Luglio 2013/ 17:16
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Cosa ci fa un cannone a quota 3.304? È una storia vecchia e legata a vicende drammatiche - quelle della guerra bianca - che offrono però lo spunto per ripercorrere un periodo di grande interesse e riscoprire montagne splendide. Stiamo parlando dell'Adamello naturalmente e del famoso Ippopotamo. Questo l’azzeccatissimo soprannome che gli alpini rifilarono al grande pezzo d'artiglieria - la cui definizione ufficiale è 149G (dove149 mmè il calibro, mentre G sta per ghisa) - che durante il primo conflitto mondiale venne issato sulle cime dell’Adamello per poter battere più efficacemente le postazioni degli schützen, le truppe alpine austriache. Ancora sulle sue ruote, l’«ippopotamo» partì dalla stazione ferroviaria di Temù la mattina del 9 febbraio 1916. La prima tappa fu relativamente facile perché il cannone, sulle sue grandi ruote con cingoli, venne trainati dai cavalli fin dove terminava la carrareccia nella Val d’Avio. Era stato programmato tutto con molta cura. Non potendo essere trasportato con le teleferiche, alla malga Caldea il cannone fu smontato e trasferito su robusti slittoni rinforzati con sbarre di ferro. C’era neve in abbondanza, ma il traino era faticosissimo. Tiravano la doppia grossa fune una sessantina di artiglieri alpini e tredici genieri minatori, cui si aggiungevano, a seconda delle difficoltà del tracciato, duecento tra alpini e territoriali. Un tratto chiamato molto appropriatamente «Calvario» mise a dura prova la resistenza degli artiglieri e degli alpini. Il 17 aprile fu raggiunto il rifugio Garibaldi, a quota 2.535 metri. Si prese poi la dorsale Crozzon di Folgorida-passo di Cavento. L’incredibile impresa era ormai pienamente riuscita. In 78 giorni il colosso di ghisa aveva superato 1.500 metri di dislivello e il 27 aprile era stato sistemato sulla piazzola a 3.304 metri di altezza. Oggi è ancora lì. Orobie è salita per documentare con un bel reportage di Alberto Nardi (autore anche della foto che pubblichiamo in questa pagina) la singolare vicenda e lo splendido anfiteatro in cui è ambientata. Agosto è un mese ideale per andarci di persona. Bastano un paio di giornate di tempo stabile. E, senza l'adeguata esperienza, l'accompagnamento di una guida.