Dal Cervino al pakistan, serata con Cazz...
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Grande emozione e grande pubblico per la serata numero 170 del ciclo “A tu per tu con i grandi dello sport”, organizzata giovedì 15 giugno all’aperto nel piazzale del punto vendita Df Sport Specialist di Bevera di Sirtori (Lecco). L’evento, condotto dal giornalista e scrittore Giorgio Spreafico e preceduto da un’esibizione del Coro Brianza, è stato uno straordinario viaggio nell’epoca d’oro dell’alpinismo lecchese, che per circa quarant’anni, nel secolo scorso, ha rappresentato l’eccellenza italiana.
“Quei maledetti lecchesi – ha ricordato Spreafico introducendo la serata –. C’è stato un tempo in cui questa frase rimbalzava tra le valli alpine simboleggiando lo ‘sfogo dei battuti’. Non era un’imprecazione, ma esprimeva il fastidio di una via, una prima soffiata sotto il naso. Ma anche grande rispetto e ammirazione per ciò che i lecchesi erano capaci di fare, non solo sulle pareti di casa ma anche sui grandi problemi delle Alpi, in Dolomiti, Alpi Centrali o Monte Bianco. In quell’epoca l’alpinismo di Lecco era superiore a tutti, sia per numero di praticanti sia per livello tecnico”.
A raccontare queste indimenticabili storie, tra risate, commozione e aneddoti rivelati per la prima volta, c’erano alcuni dei grandi protagonisti di quel periodo d’oro: Giuseppe “Det” Alippi, Aldo Anghileri, Luigi “Bis” Bosisio, Alessandro Gogna, Romano Perego, Giorgio Redaelli e Gianni Rusconi. Dai tentativi di prima italiana all’Eiger allo Spigolo della Cima Su Alto, dalla nordest del Badile al Cervino, dal Gran Capucin alle Pale di San Lucano, senza dimenticare Grigna e Sasso Cavallo, sul palco si sono alternate storie e protagonisti che hanno fatto sognare tutte le generazioni.
Storie di quando c’erano piccozze che servivano solo per far gradini, quando i ramponi non avevano le punte davanti e l’abbigliamento era pesante e poco tecnico, di lana e fustagno. Storie di quando si poteva arrampicare solo nel weekend o solo d’inverno perché prima veniva il lavoro, ma si riuscivano a concludere imprese che avevano dell’incredibile. Storie di quando si rimaneva bloccati in parete per maltempo perché non c’erano le previsioni meteo, si guardava solo col pollice se il vento tirava da nord. Di quando la determinazione spingeva oltre il possibile, ma la ma la rinuncia non era un problema. Quando per chiamare i soccorsi bisognava scendere dalla montagna. “L’alpinismo è desiderio e sacrificio – ha affermato il “Det” cercando di spiegare cosa li spingeva a raccogliere certe sfide – ma la soddisfazione che si ha alla fine non è solo la vetta, o l’impresa riuscita. È conoscere meglio sé stessi”.
Avventure finite bene e tragedie accadute o sfiorate fanno riaffiorare il sapore e lo spirito di un alpinismo che ha segnato la storia con la sua genuinità e il suo spirito di squadra, il coraggio e la determinazione. “Un’epoca ormai irripetibile – ha concluso Spreafico – ma è ancora capace di ispirare i giovani”. A fine serata è stata donata a Sergio Longoni, patron di Df Sport Specialist, una targa in segno di riconoscenza “per la sua attenzione sempre presente e premurosa e per il sostegno che è scaturito da una passione innata per ogni disciplina sportiva” in rappresentanza “degli alpinisti della tua generazione”: le firme sono quelle di Giuseppe Alippi, Aldo Anghileri, Felice Anghileri, Luigi Bosisio, Robi Chiappa, Mario Conti, Carlo Duchini, Alessandro Gogna, Renato Frigerio, Ernesto Panzeri, Romano Perego, Dino Piazza, Gianni Rusconi, Giorgio Redaelli e Giorgio Spreafico.
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