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“Caldo e incendi, stop alla caccia”

09 Agosto 2017 / 15:00
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1685
Scritto da Redazione Orobie
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“Caldo e incendi, stop alla caccia”

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Lo chiede il Wwf Italia in una lettera-appello al ministro dell’Ambiente e ai presidenti delle Regioni. “Indispensabile per far riprendere la fauna”

Il Wwf Italia scrive al ministro dell’Ambiente e ai governatori delle Regioni visto il caldo estremo e l’emergenza incendi di queste settimane. E lo fa per chiedere una tregua agli animali selvatici che proprio per queste particolari situazioni legate alla siccità vivono in una condizione di estrema vulnerabilità.

Scrivono gli esponenti del Wwf: “L’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie; il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre per consentire agli habitat e alla fauna di recuperare condizioni fisiologiche soddisfacenti; una verifica dopo il mese di settembre per valutare la situazione; un’azione capillare di contrasto al bracconaggio”. Queste richieste sono in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente e ai presidenti delle Regioni Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemontese, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto per chiedere una limitazione dell’attività venatoria nella stagione 2017-2018.

Un'estate torrida

“Come noto, l’estate 2017 si sta caratterizzando con eccezionali ondate di calore e conseguenti temperature medie molto elevate. Al caldo si somma una drammatica e perdurante siccità (si stima che il deficit a luglio di quest’anno risulti del 45% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 1970-2000). Per quanto riguarda gli incendi risulta che sono andati distrutti dal fuoco nel solo mese di luglio oltre 65.000 ettari, comprese estese zone particolarmente pregiate per ricchezza di biodiversità come quelle di Parchi, Siti Natura 2000 e Oasi. Al momento non pare che questa complessa situazione muterà favorevolmente”.

Spiega ancora il Wwf nella lettera ai governatori: “Un comprensibile allarme è stato lanciato anche dalle associazioni degli agricoltori per lo stato di difficoltà in cui versano gli animali da allevamento, a causa del caldo, della scarsità di acqua, di pascoli, di fieno. Se questa è la condizione degli animali allevati, curati dall’uomo, è altamente plausibile che il patrimonio faunistico nazionale si trovi in larga misura in una condizione di stress che lo rende altamente vulnerabile rispetto ad ulteriori diverse pressioni”.

Uccelli migratori in difficoltà

“La situazione sarà ancora peggiore per gli uccelli migratori che, da questo mese, iniziano il viaggio verso l’Africa. Questi troveranno, in particolare nelle regioni del Centro e del Sud, in molte delle tradizionali aree di sosta e alimentazione situazioni altamente mutate e critiche (boschi distrutti dagli incendi, fiumi e zone umide in secca, diffusa siccità, inaridimento) - continua la lettera del Wwf -. I numerosi incendi di questo anno, così come gli incendi degli anni passati, comportano una riduzione degli spazi di caccia poiché le aree percorse da incendi devono essere per legge sottratte all’attività venatoria: questo comporta che un numero più elevato di cacciatori si concentri nelle restanti aree aperte alla caccia”.

L'appello a governo e Regioni

Il Wwf conclude la sua lettera chiedendo a ogni Regione, in base alle condizioni locali, “un divieto dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale, qualora le condizioni di siccità e l’estensione degli incendi abbiano determinato un calo sensibile degli habitat e delle risorse trofiche a disposizione della fauna selvatica; limitazioni temporali e/o spaziali alla caccia a determinate specie, in particolare agli uccelli acquatici, anche tramite il divieto di caccia da appostamento; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente e blocco di qualsiasi forma di addestramento cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche”, come già suggerito in passato da autorevoli pareri Ispra anche in condizioni ben più lievi delle attuali.

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