Lupi, incontro alla Sem
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È stato presentato a Milano il Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia, una iniziativa di Ersaf-Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste. «Il suo primo valore – ha ricordato la presidente Ersaf, Elisabetta Parravicini – è confermare come la raccolta di dati, la loro elaborazione e i monitoraggi dell’intera catena di valore forestale siano la base per delineare strategie e definire obiettivi e mettere quindi in campo adeguate ed efficaci politiche. Sorprendente è rilevare come Ersaf sia l’unico ente regionale a farsene carico».
In Lombardia i prelievi negli alberi d’alto fusto, il cui legname è utilizzato per gli impieghi con maggiore valore aggiunto, sono stati nel decennio pari a 159.800 mc/anno, a fronte di 399.900 mc/anni in media prelevati nei cedui, in grandissima prevalenza orientati alla produzione di legna da ardere. In sostanza, l’economia dei prelievi boschivi si è sostanzialmente orientata all’impiego energetico e ciò è dovuto da una parte alla stagnazione della domanda di legname da industria, dall’altra a un altro processo internazionale che ha influenzato il settore forestale: la crescita dei prezzi dei prodotti petroliferi e il parallelo sviluppo delle tecnologie a diversa scala di valorizzazione energetica delle biomasse (dagli impianti domestici di riscaldamento a pellet e tronchetti, ai grandi impianti di produzione di energia elettrica a cippato).
Questi sviluppi hanno portato a far sì che le biomasse legnose in Lombardia, come nel resto d’Italia, siano la prima fonte energetica rinnovabile, grazie soprattutto al loro ruolo nella produzione di energia termica.
Ma intanto i boschi crescono: dello 0,53% l’ultimo anno (il 2016), del 2,1% nel decennio (+1.318 ha/anno) e nel quasi raddoppio in cinquant’anni, a scapito di pascoli e prati che, abbandonati, vengono sostituiti dal bosco. Nel decennio i livelli medi dei prelievi sono stati pari a circa un quinto dell’incremento dei boschi lombardi (18,6% come media per il periodo 2008-16). La Lombardia è in effetti una delle regioni europee dove il rapporto prelievi/accrescimento è più basso, inferiore a quello medio nazionale e l’Italia ha il tasso di prelievo per ettaro di superficie forestale più basso dell’Unione Europea, se si esclude Cipro.
“Bosco grande e in crescita, ma che non rende” sottolinea Parravicini: poca rendita non soltanto in Lombardia, basti pensare che gli 11 milioni di ettari di patrimonio forestale italiano, pari al 35% del territorio, oggi contribuiscono solo per lo 0,08% al Pil del Paese. “Occorre attivare un’efficiente gestione delle foreste. Considerare il patrimonio forestale una risorsa economica non significa certo ridurre i livelli di tutela ambientale, ecologica e paesaggistica. Anzi, - conclude la presidente - significa invece fissare l’importanza della funzione delle foreste nella tutela del territorio, nella prevenzione del rischio idrogeologico, antincendio e di sviluppo produttivo ed economico. C’è attenzione su questo?”.
Alcuni segnali positivi ci sono, uno su tutti l’appuntamento della Fao che organizza, nel dicembre 2018, il primo forum mondiale sulle foreste urbane a Mantova.
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