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Simone Moro racconta il freddo siberiano

25 Settembre 2018 / 12:00
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Scritto da Redazione Orobie
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Simone Moro racconta il freddo siberiano

25 Settembre 2018/ 12:00
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Scritto da Redazione Orobie

E' in libreria la nuova "impresa" letteraria dell'alpinista bergamasco Simone Moro. "Siberia -71°" è il titolo del suo ultimo libro, edito da Rizzoli, nel quale racconta di un'altra "impresa", quella vera, ai limiti della capacità dell'uomo, portata a termine nell'inverno 2018 nel freddo assoluto della Siberia assieme alla compagna di tante avventure, Tamara Lunger. La presentazione il 3 ottobre alla libreria Rizzoli Galleria di Milano.

Ancora una volta Simone Moro sorprende, non soltanto il mondo dell'alpinismo, e lo fa non concentrandosi sul cosa (vetta, quota, record), ma sul come confrontarsi con la natura. Una spedizione della quale la nostra redazione va orgogliosa perché cominciata dall'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) proprio con l'augurio di Orobie, che aveva proposto per l'occasione anche una diretta Facebook.

 

E Moro aveva sottolineato la sua lunga amicizia con Orobie portando la rivista addirittura in Siberia. Lo vediamo in compagnia del fotografo della spedizione, un altro bergamasco, il bravissimo Matteo Zanga.

Freddo ed esplorazione

Sono le sfide invernali di Simone Moro negli ultimi anni, che gli hanno consentito di inoltrarsi, oltre che nei luoghi, anzitutto dentro se stesso. Ed ecco allora che scoprendo che la Yakutia, in Siberia, è la regione abitata più fredda al mondo, decide di andare a conoscerla da vicino e di salire sulla sua cima più alta, il Pic (o Gora) Pobeda (3.003 m).

Il libro parla di questa terra remotissima e mal collegata, per penetrare nella quale occorrono compagni motivati, una particolare attrezzatura per difendersi dal gelo e una guida che conosca le popolazioni locali. Le sorprese superano però la fantasia. Distese di ghiaccio percorse da camionisti solitari, immense foreste, cercatori d’oro e cacciatori di pellicce e tanta “gelida normalità”: c'è chi vende al mercato pesce che si congela direttamente sul banco e chi non avendo un box riscaldato tiene il motore dell’auto acceso per tre mesi consecutivi. Poi la storia, come quella terribile dei gulag e della "orrorosa": la strada delle ossa. In mezzo a tutto questo c'è la conquista del Pic Pobeda.

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