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Nel 2009 il conte Antonio Moroni, a pochi giorni dalla sua scomparsa, decideva di conferire l’amato palazzo – insieme a giardino, collezioni e pertinenze – alla Fondazione museo di palazzo Moroni con l’auspicio che l’edificio, da secoli dimora della sua famiglia, potesse essere destinato alla collettività. A 10 anni di distanza, Fai e Fondazione museo di palazzo Moroni perpetuano quella volontà per decisione della figlia Lucrezia Moroni e del consiglio d’amministrazione della Fondazione da lei presieduto.
L’accordo, innovativo e articolato, affida il bene al Fai, per rendere fruibile a un pubblico sempre maggiore uno dei più importanti e rappresentativi edifici della città, celebre per il suo grandioso scalone, la ricchezza degli affreschi di Giacomo Barbelli – realizzati tra il 1649 e il 1654 –, la varietà delle sale e la ricercatezza della collezione, nella quale spicca il celeberrimo dipinto di Giovanni Battista Moroni «Il cavaliere in rosa» (1560). Lo splendido edificio del Seicento diventerà nel 2020 il 65° bene Fai, il primo palazzo aristocratico urbano a impreziosire la collana di immobili tutelati e gestiti dal Fondo. Con l’imponente giardino-ortaglia: circa due ettari di suggestivo, insolito e intatto brano di campagna lombarda con vigne e terrazze a frutteto, che occupa un decimo di Città Alta.
Il palazzo verrà aperto al pubblico dopo i primi indispensabili restauri nell’autunno 2020 e non oltre la primavera 2021, a eccezione per le Giornate Fai di primavera nel marzo 2020. Il totale restauro e l’adeguamento funzionale delle strutture e del giardino richiederanno risorse ingenti e qualche anno di ulteriore lavoro, eseguito a bene aperto al pubblico.
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