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Everesting sulle nevi delle Orobie bergamasche. Si tratta di un tipo di impresa sportiva che inizialmente ha coinvolto i ciclisti e consiste nello scegliere una salita, che poi viene ripetuta su e giù tante volte fino ad arrivare al dislivello positivo dell’Everest, vale a dire i suoi 8.848 metri di altezza. Questa volta l’Everesting ha avuto come protagonisti due scialpinisti bergamaschi: Paolo Bonandrini, 35 anni, operaio metalmeccanico di Premolo, grande appassionato di montagna e di sport in quota, ed Emanuele Orsini, 27 anni degli Spiazzi di Gromo. Quest’ultimo lavora per l’Enel e trascorre praticamente la sua vita, tempo libero compreso, in alta montagna: è guardiano delle dighe idroelettriche del Barbellino e del Lago Nero, alternandosi anche nelle centrali idroelettriche e sulle funivie della società.
Emanuele Orsini e Paolo Bonandrini sabato 25 gennaio 2020 hanno fatto Everesting sulle nevi degli Spiazzi di Gromo. Su e giù per 17 volte e mezza dal piazzale degli impianti fino al colletto di Vaccarizza, dove arriva l’ultima seggiovia del Vodala. Hanno iniziato alle 5 e hanno smesso poco dopo le 21. Per la verità hanno anche superato, con il loro dislivello positivo totale, l’altezza dell’Everest, sfiorando quota 9.000 metri. Bonandrini e Orsini si sono infatti fermati a 8.879 metri, con 86 chilometri di sviluppo della loro singolare sciata.
Si è trattato di una lunga giornata sugli sci, con la neve fresca che li ha accompagnati nelle ultime salite, tant’è che a un certo punto le pelli di foca non scorrevano più come all’inizio. Quando sono arrivati a quasi quota 9.000 metri di dislivello hanno tirato un bel sospiro.
Il rifugio Vodala è stato il campo base di Paolo Bonandrini ed Emanuele Orsini. Lì il proprietario degli impianti, Alessandro Testa, ha assicurato loro il supporto, oltre al pranzo a base di pastasciutta, patatine, torta e birra.
Alla sera, i due scialpinisti sono stati accolti con una festa finale a sorpresa a conclusione della grande fatica. È stato il dj Beppe Duci a riscaldare il pubblico che stava cenando al Vodala e, al loro ingresso al rifugio, Orsini e Bonandrini sono stati accolti con una ovazione.
Sono stati definiti i «leopardi delle nevi» sull’Everest delle Orobie. Ma Paolo Bonandrini ed Emanuele Orsini si limitano a parlare di un’impresa personale: «Siamo appassionati di scialpinismo e alterniamo le uscite con le pelli sui nostri monti alle gare, anche dei circuiti ufficiali. Questa dell’Everesting sul Vodala è stata una cosa nata così: volevamo metterci alla prova, vedere fin dove saremmo arrivati. Strada facendo, salita dopo salita, ci siamo accorti che il fisico reggeva e siamo andati avanti fino alla fine».
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