Un confronto tra scienziati, esperti e alpinisti sul cambiamento climatico e sulle conseguenze che si ripercuotono sul territorio e la nostra vita. Ma anche la richiesta a ciascuno di noi, con gesti semplici e immediati, di fare qualcosa di concreto e di personale per cercare di cambiare l’andamento delle cose. 

L’evento «Climbing for climate 2022. Parliamo di cambiamento climatico... sì, ma in vetta», sabato 17 settembre al ghiacciaio Presena a Ponte di Legno, in alta Valle Camonica, è stato anche questo: chiedere a ognuno di fare la propria parte.

Anna Giorgi, responsabile del Polo Unimont di Edolo dell’Università degli studi di Milano, lo ha detto fin dal saluto alle oltre cento persone salite al Presena: «Il cambiamento avviene se siamo tutti consapevoli, se tutti modificheremo l’impronta che lasciamo continuamente sul pianeta». Per esempio, con gli impegni che i partecipanti hanno messo nero su bianco nelle cartoline distribuite: meno consumo di acqua, minor ricorso all’auto negli spostamenti, attenzione nell’utilizzo delle risorse naturali.

Ma l’evento di Unimont, in collaborazione con il Politecnico di Milano e il Consorzio Pontedilegno-Tonale, nell’ambito dell’iniziativa promossa dalla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) e il Club alpino italiano, ha lanciato anche una sfida. Ai partecipanti è stata infatti distribuita una borraccia Unimont e sono stati invitati a scattarsi una foto mentre utilizzano il gadget ecologico durante un’escursione in montagna, o vicino a una fonte di acqua potabile. «Questa sfida – è stato spiegato – è un invito a ridurre l’utilizzo di plastica monouso e a limitare il più possibile lo spreco d’acqua, un bene essenziale dato troppo spesso per scontato. Le foto, testimonianza dell’impegno dei singoli nel compiere gesti concreti che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale, saranno raccolte sulla nostra pagina www.unimontagna.it».

La giornata al Presena ha consentito di ascoltare dalla voce degli esperti la drammatica situazione che si sta verificando ormai da tempo. Claudio Smiraglia, già professore ordinario dell’Università di Milano, glaciologo e past president del Comitato glaciologico italiano: «Dobbiamo adattarci a qualcosa che sta cambiando con grande velocità e alcuni dei nostri atteggiamenti, anche nell’andare in montagna, dovranno essere modificati». E poi i dati a dir poco allarmanti di Christian Casarotto, glaciologo del Muse-Museo delle scienze di Trento, dei docenti di Ecologia del Dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’Università di Milano Roberto Ambrosini, Mattia Brambilla e Marco Parolini, di Flavia Fuso e Francesca Casale, dottorande del Politecnico di Milano.

Il sopralluogo a quota 3.000 e le testimonianze di chi frequenta le terre alte non hanno lasciato scampo. Lino Zani, alpinista e conduttore televisivo, nato tra questi ghiacci: «Tutto sta cambiando, anche le vie di accesso tradizionali». Se ne è accorto pure un giovanissimo, l’atleta di scialpinismo e corsa in montagna Davide Magnini, 25 anni di Vermiglio: «Negli ultimi due anni ho verificato un peggioramento drastico e ho cambiato i percorsi».

Vania Zampatti ha presentato il premio di laurea del Consorzio Pontedilegno-Tonale per studenti Unimont che approfondiranno gli effetti dei cambiamenti climatici su ambiente ed economia turistica.

Sull'incontro che si è svolto al Presena e i dati più recenti sugli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacci dell’Adamello, Massimo Sonzogni ha realizzato un servizio per il telegiornale di Bergamo TV.