Insieme al Fab sull'altopiano delle orchidee
Il percorso
Da Esmate, frazione di Solto Collina, occorre proseguire per il cimitero (600 metri), poco prima del quale si può parcheggiare. Tornati brevemente verso il paese, sulla sinistra si incontra la stradina, inizialmente asfaltata, che conduce a San Defendente, contrassegnata dal segnavia 565.
Lungo questa strada pianeggiante si trovano terrazzamenti molto ricchi di fioriture varie e si consiglia di visitarne alcuni. In seguito, ad un bivio si abbandona l’itinerario 565 e si continua a sinistra in salita, con la strada che diviene sempre più stretta per poi trasformarsi in un largo sentiero sassoso. Arrivati alla chiesetta (674 metri) si gode una bella vista sul lago e delle cospicue fioriture delle praterie sottostanti. Quindi si prende il sentiero 565 C e, sul versante opposto a quello percorso in salita e in ambiente boschivo, si raggiunge la chiesetta di San Rocco (616 metri), appena a monte del parcheggio; si attraversa la strada e sul sentiero 565 A, tra prati, roccoli e boschi, si risale verso l’intaglio tra i monti Clemo e Nà, per poi piegare decisamente verso la cima di quest’ultimo (708 metri), seguirne il dolce crinale e scendere sull’abitato di Esmate (560 metri), da cui con il segnavia 565 si torna nuovamente al parcheggio.
Un'elevata biodiversità
Sopra l’abitato di Esmate, a circa 620 metri di quota, si apre un piccolo altopiano dominato da un lato di monti Nà (707 metri) e Clemo (780 m), che lo separano dalla Val Cavallina, dall’altro da una breve dorsale (693 metri) che si protende verso il Sebino fino alla panoramica chiesetta di San Defendente. La sua morfologia è stata ammorbidita dall’azione degli antichi ghiacciai, riconoscibile nei piccoli dossi morenici e nelle coltri detritiche depositate in più punti; ne è derivato una paesaggio dolcemente ondulato, movimentato dall’alternanza di boschi, arbusteti, praterie asciutte, prati pingui e piccoli coltivi, all’origine di un’elevata biodiversità che si manifesta anche con la presenza di ben 25 specie di orchidee.
Poche prediligono il bosco chiuso; in maggioranza crescono nei boschi chiari, negli arbusteti diradati e nei prati asciutti, ambienti creati e mantenuti dall’uomo ma che conservano un elevato grado di naturalità se rispettosamente gestiti. È stupefacente la consistenza numerica di alcune specie (ofride fior di ragno, orchidea minore, orchidea piramidale); altre (cefalantera maggiore, ofride insettifera e manina rosea) sono abbastanza diffuse ma meno numerose, mentre alcune sono decisamente rare (ofride del Benaco, fior di legna) o rarissime (orchidea militare, ofride apifera, barbone adriatico).
Ma oltre alle orchidee, le specie osservabili sono straordinariamente numerose: si ricordano almeno il citiso strisciante, nella Bergamasca presente solo in poche stazioni dell’alta Val Cavallina, l’endemico citiso insubrico e la non comune scorzonera austriaca.
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