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Tomek e il sogno del Nanga Parbat

29 Gennaio 2018 / 16:00
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Scritto da Redazione Orobie
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Tomek e il sogno del Nanga Parbat

29 Gennaio 2018/ 16:00
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Scritto da Redazione Orobie

Dalla Siberia, dove si trova per la sua spedizione al Pin Pobeda, il cordoglio di Simone Moro per quanto accaduto sul Nanga Parbat.

Simone Moro esprime in un post su La Gazzetta dello Sport, il suo dolore per il destino di Tomek Mackiewicz. "La gioia per la salvezza di Elisabeth - ha detto Simone - che si mischia al rammarico nel sapere che Tomek Mackiewicz è rimasto sul Nanga. C’era anche lui durante due delle mie tre spedizioni invernali al Nanga. So bene il rapporto, difficile da descrivere, che aveva con quella montagna. Speravo tanto che riuscisse finalmente a salirla e a coronare il suo grande sogno. Ma non a questo prezzo. Le mie condoglianze più sentite alla moglie e ai figli."

“Elisabeth ha dimostrato una tempra eccezionale. - ha aggiunto l'alpinista bergamasco - Anche Tamara è, come me, sollevata e felice che sia riuscita a scendere e sia ora salva. Faccio i complimenti a Denis Urubko e Adam Bielecki, Piotr Tomala e Jaroslaw Botor per il coraggio e la forza che hanno dimostrato in un’operazione di salvataggio così difficile e veloce."

E riguardo alla spedizione di Elisabeth e Tomek al Nanga Parbat, che si è conclusa così tragicamente, ci piace riportare qui alcuni passaggi dell'articolo di Umberto Isman (che conoscete come collaboratore di Orobie) pubblicato su La Repubblica.

Innanzitutto la passione - divenuta quasi un'ossessione - per il Nanga Parbat. Per Elisabeth era il quarto tentativo, il settimo per Tomek. La scelta della via Messner-Eisendle, mai completata fino in cima, come ricorda Isman, che scrive: " Ma è questa la dimensione che fa per loro, la più assoluta solitudine, nessun aiuto dall'esterno, in stile alpino, cioè senza portatori, senza corde fisse e con un'unica tenda da montare e smontare ad ogni campo. Sul Nanga in inverno non l'ha mai fatto nessuno... Dietro questi tentativi c'è la loro storia. Quella di Elisabeth, insegnante di ginnastica, atleta, alpinista fortissima che però rifiuta il professionismo e il clamore mediatico. Soprattutto quella di Tomek, giovane polacco allo sbando nei primi anni novanta, tossicodipendente che riesce a trovare la determinazione per uscire dalla droga e quella determinazione la trasporta in montagna." 

Di Tomek - scrive ancora Umberto Isman - rimangono il suo sogno finalmente realizzato e queste parole scritte a un amico: "Certe volte in montagna in inverno ho l'impressione che il sentirmi libero non sia uno stato d'animo ma qualcosa che va oltre il pensiero, oltre la mente. E' una sensazione sfuggente che certe volte raggiungo e che però non riesco a trattenere, ad afferrare e ad analizzare. Appena lo avverto, scappa via. E' una condizione così strana, non sarei in grado di descriverla bene a parole nemmeno in polacco. E' inafferrabile. E' la libertà assoluta, io credo. E' qualcosa che sento ed è probabilmente la ragione che mi spinge a tornare qui ogni volta." 

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