Il prato dei caprioli

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Se dovessi scrivere una storia per ogni volta che nelle mie camminate ho incontrato un capriolo non credo che un libro intero basterebbe; inizialmente erano incontri sfuggenti, veloci, capitati per caso e le uniche foto, sfocate, li rappresentavano di spalle, in fuga da me. Decisi dunque di imboccarmi le maniche e di studiare i comportamenti di questo animale così tanto schivo e tutto cambiò quando, inseguendo diverse tracce presenti sul terreno e sui tronchi degli alberi, trovai quello che ora definisco il “prato dei caprioli”, il posto per eccellenza dove ammirarli. Di seguito voglio raccontare come trovai questo prato e del primo incontro fatto qui, mentre le foto sono la rappresentazione di più incontri, avvenuti in diversi giorni e in diverse stagioni. Ricordo che era una mattinata di inizio maggio, splendeva il sole ma il terreno era ancora fangoso e umido dai precedenti giorni di pioggia. Camminavo in cerca di qualche traccia da seguire, qualcosa che mi indicasse la presenza di caprioli e, ad un certo punto, notai una classica pista (un insieme di impronte che indicano il passaggio di un animale e la direzione presa); nel fango le impronte erano ben visibili, erano quelle di un capriolo, piccole, con forma allungata e a cuore. Pensai fossero fresche e immediatamente iniziai a seguirle facendomi il più silenzioso possibile. Il sentiero seguito dal capriolo era ben visibile, tagliava in due un cespuglio e proseguiva all’interno della boscaglia; decisi di non seguirlo direttamente per paura di disturbare l’animale e aggirai la zona e mi accorsi che, dietro gli alberi, si apriva un grande prato nascosto, circondati interamente dal bosco, il luogo ideale per i caprioli. Scorsi subito un piccolo movimento e lui era lì, tranquillo a brucare per la radura senza aver minimamente scorto la mia presenza e quindi mi appostai per osservare i suoi movimenti. Era in fase di muta; il mantello era a chiazze e spelacchiato, s’intravedevano i colori rosso-arancio della pelliccia estiva e anche i palchi erano completamente ricoperti dal tipico velluto. Iniziai ad osservarlo attraverso l’obiettivo e scattare qualche fotografia; era davvero elegante ed ogni movimento, lento, preciso, calcolato era subito seguito da un’attenta ispezione dei dintorni. Fortunatamente ero ben nascosto all’interno di un cespuglio e non si accorse minimamente di me. Per una decina di minuti non fece altro che starsene immobile nel mezzo del prato per poi mettersi comodo, sdraiandosi nell’erba alta e scomparendo al mio sguardo.