Lungo la valle Gerola negli alpeggi del Bitto
Il percorso
«Aspettando il lupo» è il titolo del reportage di Caterina Lodetti, con le fotografie di Roberto Ganassa, che la rivista Orobie di settembre dedica al progetto europeo LifeWolfAlps Eu in provincia di Sondrio.
Anche in valle Gerola, sulle pendici di cima Rosetta, infatti, si è tenuta una delle escursioni di questo programma internazionale che punta alla convivenza tra l’uomo e il grande predatore. L’iniziativa è del Parco delle Orobie valtellinesi, qui dove il lupo potrebbe tornare, per formare figure professionali di accompagnatori. Una lezione nell’incanto di paesaggi unici.
Da Morbegno saliamo con l’auto la valle Gerola fino all’agriturismo Bar Bianco all’alpe Culino (1.520 metri).
La strada forestale da Rasura è a pagamento e l’ultimo tratto è sterrato. Dall’alpeggio, luogo di produzione del formaggio Bitto, percorriamo i pendii contrassegnati da vecchi calécc, costruzioni che servivano per la lavorazione del latte al pascolo.
La salita ripida e faticosa è ricompensata dal magnifico panorama che a mano a mano si apre. I pascoli lasciano posto al rododendro-vaccinieto, primo stadio di ricolonizzazione dei prati abbandonati, per poi entrare in un bosco di giovani larici che ci accompagna fino a pochi metri sotto cima della Rosetta (2.142).
La vetta è in vista e, arrivati, ci prendiamo il tempo per ammirare i monti della testata della valle Gerola. Nella catena delle Alpi Retiche ecco Muncèch, Disgrazia, Bernina, Scalino e Rhon, in quella della valle Chiavenna dal Berlinghera al Tambò.
Iniziamo la discesa verso il lago di Culino (1.959). Si segue il filo della cresta quindi, dove questa riprende a salire verso il monte Rosetta, il percorso taglia il versante. Da osservare interessanti fenomeni di lento scivolamento del suolo verso valle (soliflusso). Scavalcato un facile gradino roccioso, il sentiero piega a sinistra e, diventato mulattiera, conduce al lago.
Lo specchio d’acqua si sta trasformando in torbiera. Nella tarda estate c’è la fioritura di Sparganium angustifolium, il coltellaccio natante, le cui foglie fluttuano sulla superficie. Lungo la valletta appena a sud il sentiero taglia, in leggera discesa, il versante boscoso del monte Combana (2.327).
Alla baita dell’alpe Combanina (1.732) si trova una fontana. Seguiamo il sentiero che, in direzione nord, attraversa pascoli con esemplari vetusti di larice e passa un torrente. In breve si esce sui pascoli appena sopra il Bar Bianco.
Attenzione: consumando all’agriturismo e lasciando il proprio numero di targa, si evita di pagare il pedaggio della strada forestale.
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