Percorso d'autore sul Lago Maggiore
Il percorso
Un itinerario letterario sulle tracce di uno tra i più noti autori della seconda metà del Novecento: Piero Chiara.
Lo propone Orobie sul numero di gennaio. E' un percorso, interamente urbano, che prende le mosse dalla stazione di Luino. Adesso è sottoutilizzata, ma tra fine Ottocento e i primi del Novecento era ben segnalata nelle guide turistiche.
Di fronte alla stazione c’è casa Branca, in passato Grand Hotel Luino & Terminus. Una breve deviazione porta davanti al cancello di quello che fu il casino della città, cosiddetto di Mammarosa, dal nome della tenutaria, citato ne "Il piatto piange". Si torna sui propri passi e si percorre viale Amendola che conduce dritti alla Rotonda sul lungolago.
La passeggiata fino a Palazzo Verbania, dove dal 2019 sono stati trasferiti i "fondi" Chiara e Sereni, restituisce alla perfezione il gioco di sguardi che la cittadina rivolge al passato e al futuro.
Da osservare la chiesa del Carmine, particolarmente amata dai luinesi, e il monumento a Giuseppe Garibaldi, il primo a essere inaugurato quando il popolare eroe era ancora in vita. Poco avanti ecco il porticciolo, l’epicentro di "Ti sento, Giuditta", racconto che si dice essere stato sempre presente sulla scrivania di Dino Buzzati.
Di fianco c’è il Caffè Clerici, dove Chiara amava sostare in compagnia degli amici. Una targa all’esterno riporta una frase dello scrittore: «In Luino vi è qualcosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole. È qualche cosa di più che la tinta locale. È quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo».
Lasciato l’imbarcadero, si getta uno sguardo a casa Zanella con la doppia scalea in granito, quindi si entra in via Cavallotti, dove Chiara è venuto al mondo.
Avanzando in direzione contraria al lago, si cammina fino alla chiesa di san Pietro in campagna, pregevoli gli affreschi e il campanile con doppia bifora. L’ex parrocchiale precede il cimitero dove riposano Piero Chiara e Vittorio Sereni.
Dopo avere reso loro il dovuto omaggio, si torna alla stazione, che ora è pronta a svelarsi non più solo in quanto tale, ma come punto di passaggio e di attesa, tra un arrivo e una partenza, in quello strano viaggio che è la nostra vita.
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