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Orobie, il numero di novembre vi attende in edicola

27 Ottobre 2017 / 12:34
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Scritto da Redazione Orobie
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Orobie, il numero di novembre vi attende in edicola

27 Ottobre 2017/ 12:34
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È un bellissimo autunno sul lago Piodella l’immagine di copertina del numero di novembre, in edicola in questi giorni, della rivista Orobie. L’ha scattata Paolo Ortelli, che insieme a Carlo Caccia ci porta tra i “Gioielli in quota” di Gordona, appunto la val Piodella, una laterale della val Chiavenna.

In questo numero si parla anche di stambecchi: «I mille delle Orobie» è il titolo dell’articolo dedicato alla reintroduzione, avvenuta 30 anni fa, dello stambecco sulle nostre montagne. Il mille indicato è un numero simbolico, per significare che gli stambecchi dal primo lancio avvenuto nel 1987 sono presenti su tutto l’arco delle Orobie crescendo di anno in anno. Non si sa quanti siano, ma questa è la stima che viene fatta nell’ambito del Cai bergamasco che segue da vicino la loro diffusione. Anche per questo nel corso dell’estate è stato lanciato il concorso che invitava i frequentatori delle nostre montagne a fotografarli allo scopo di una ricerca preliminare. «Una osservazione partecipata» dice il presidente della sezione di Bergamo, Paolo Valoti. Sul sito del Cai sono arrivate oltre 500 immagini. Una giuria sceglierà le migliori che saranno premiate l’11 dicembre, Giornata internazionale della montagna.

La rivista propone una nuova puntata del “Reportage d’autore”: a novembre tocca al fotografo-astrofisico Davide Cenadelli con splendidi panorami dai monti che sovrastano il lago di Como e il lago Maggiore. Guarda la video intervista all'autore

Un altro bel percorso quello proposto, agli appassionati di mtb, lungo il Tracciolino. Di grande interesse le foto che documentano il recupero dei resti del vecchio rifugio vicino al rifugio Laghi Gemelli. Clicca qui per il racconto video dei protagonisti di questo importante recupero.

Sul numero di novembre anche una bella «lezione» di volo delle aquile sul monte Muggio, dove è possibile ammirare questo splendido volatile.

 

É una storia secolare quella dello zafferano, un tempo considerato una delle spezie più preziose che arrivavano al porto di Venezia dall’Oriente. Assieme al pepe e ad altre «droghe» consentirono ai mercanti e alla Regina dell’Adriatico di accumulare grandi ricchezze. Era l’«oro rosso». E chi l’avrebbe mai detto che in val Brembana ci fossero le condizioni per coltivare il Crocus sativus, dai cui fiori si ricava lo zafferano. Il primo esperimento risale ad alcuni anni fa su terreno messo a disposizione dalla parrocchia di Piazza Brembana e ora una ventina tra famiglie e piccole aziende agricole, riunite nell’associazione «Zafferano Olg», sono impegnate nella produzione. Non è impresa facile, la produzione attuale è di circa 300 grammi.

Lo zafferano made in val Brembana è molto ricercato anche per la sua altissima qualità. Anche la rivista Orobie si è occupata di questa attività e le dedica un articolo frutto del lavoro di Silvia Tropea Montagnosi, un’autentica esperta, autrice del la ricerca e del testo, mentre le fotografie, tutte di alta qualità, sono di Marco Mazzoleni. É nel numero di novembre della rivista in vendita nelle edicole.

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