"Arte in cammino" lungo la Via Mercatorum
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L’impresa di Sergio Pezzoli, 45 anni, di Cazzano Sant’Andrea (Bergamo), accompagnatore di media montagna e ambassador Aku, è stata "coronata", purtroppo, da un bel gruzzoletto di rifiuti raccolti sui sentieri delle nostre vette, come testimoniano foto e racconto dei cinque giorni.
Pezzoli li ha messi nei sacchi che ha poi affidato ai rifugisti incontrati sul percorso, che lo hanno sostenuto e accolto in questa azione di sensibilizzazione sull’impatto che ogni nostro passo ha sull’ambiente.
Qui di seguito alcune immagini che documentano l’attività svolta da Sergio Pezzoli e che avevamo iniziato a raccontarvi in questo post.
All’arrivo al rifugio Brunone, venerdì 30 giugno, per esempio, l’accompagnatore di media montagna bergamasco si è trovato il rifugista Marco Brignoli pure lui con un sacco dell’immondizia. All’interno quanto aveva raccolto nel bivacco Frattini, materiale lasciato da alpinisti ed escursionisti non proprio educati e rispettosi.
Sabato 1 luglio di nuovo in marcia, per il rifugio Curò e l’arrivo finale, dopo circa 13 chilometri e un dislivello positivo di 1.150 metri e 1.650 negativi.
Riferisce Pezzoli: «Una giornata con meno chilometri, ma in ambiente molto selvaggio. Dal rifugio Brunone si calpesta neve a tratti per giungere fino ai 2.700 del Ol Simal, il punto più alto del Sentiero delle Orobie. Canaletti, sfasciumi e tanti tratti attrezzati mi hanno portato sopra il bel lago Coca e in breve all’omonimo rifugio».
E il bilancio dei rifiuti sul percorso: «In questa tappa finalmente raccolgo pochissimo, soltanto un paio di bustine di gel e qualche fazzoletto». Dal rifugio Coca l’ideatore del progetto «Senza tracce» ha risalito per proseguire poi con diversi tratti esposti e ultime catene: «Nel tratto Coca-Curò pensavo di raccogliere meno, invece diversi mozziconi di sigaretta, carta stagnola, carte delle barrette e gli immancabili fazzoletti».
La tappa di domenica 2 luglio è stata abbastanza lunga: 19 chilometri con un dislivello positivo di 1.200 metri e altrettanti negativi.
«Partenza dal rifugio Curò – annota Pezzoli – e dopo poco, prima salita di giornata al passo delle Miniere. Bello il panorama sui giganti delle Orobie, quindi discesa nella Valle Bondione e, sorpresa: incontro un numeroso gruppetto di "amici leave no trace" e insieme saliamo alla Manina dove mi aspettano mio fratello Antonio con Alessia e il nipotino di pochi mesi. Oltre, soltanto i più allenati Marco e Mattia mi accompagnano fino allo scollinamento del pizzo di Petto».
Con quale bilancio? «Come sempre raccogliamo fazzoletti, mozziconi, plastica e lattine. All'inizio gli amici vedevano la sporcizia sempre dopo una mia indicazione poi, dopo qualche ora, erano loro a segnalarmela. È proprio vero quanto mi ha raccontato il rifugista del Brunone, Marco Brignoli: "Se non raccogli, non vedi e non ti rendi conto di quante tracce lasciamo con il nostro passaggio"».
Quindi l’arrivo al rifugio Albani e l’incontro con il presidente della sezione Cai di Bergamo, Dario Nisoli, i rifugisti Chicco Zani e Sandra Bottanelli e i partecipanti all’iniziativa «L’Accademia Carrara in alta quota».
Lunedì 3 luglio il ritorno ad Ardesio dalle baite del Moschel e da Colle Palazzo, dopo un totale di 91 chilometri e 6.200 metri di dislivello negativo e altrettanti positivi.
«Speravo di trovare meno rifiuti lungo il sentieri» è stato il commento finale di Sergio Pezzoli, con un annuncio, affiancato nell'ultimo tratto dall'ex campione italiano di mountain bike "Lampo" Bonadei: «Il progetto “Leave no trace” potrebbe essere ripetuto tra un anno, anche per constatare se la situazione sarà migliore di quella incontrata in questa prima edizione».
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