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Sulle Ande la nuova via Nembresi

16 Luglio 2023 / 19:00
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Scritto da Redazione Orobie
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Sulle Ande la nuova via Nembresi

16 Luglio 2023/ 19:00
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Scritto da Redazione Orobie

In Bolivia l’impresa di due bergamaschi, Rosa Morotti e Daniele Assolari, e una giovane del posto, la prima donna del Paese sudamericano che aspira a diventare guida. Nel ricordo di grandi alpinisti scomparsi e delle tante vittime del Covid-19 in valle Seriana.

È appena tornata dalla Bolivia, dove ha salito diverse montagne e nelle Ande, sul Nevado Illampu, 6.368 metri di altitudine, ha aperto una nuova via. L’impresa è di Rosa Morotti, 57 anni, originaria di Nembro (Bergamo) che da qualche tempo vive in Svizzera. Insieme ai compagni di salita Daniele Assolari, 30 anni di Scanzorosciate (Bergamo), operatore dell’associazione La Cordillera a Peñas, e alla fidanzata Techy, la prima donna boliviana che aspira a diventare guida andina, ha dedicato l’impresa ai familiari e ai compaesani che non ci sono più. La via si chiama infatti Nembresi.

A Nembrini e ai Dalla Longa

«Sono andata in Bolivia – spiega Morotti – perché quest’anno ricorre il 50° anniversario della morte di mio zio Carlo Nembrini, alpinista che perse la vita sulla Illimani. La via aperta l’ho chiamata dei Nembresi, dedicata appunto a mio zio, a mio marito Sergio Dalla Longa, morto nel 2007 in Nepal, a suo fratello Marco e a tutti i nembresi morti di Covid-19 durante la pandemia, inclusi mia madre e mio padre».

La Piramide Huayna Illampu

Spiega Daniele Assolari: «Fin dalla prima volta che sono stato alla Laguna Glaciar, vidi questa bellissima linea molto logica che tagliava in due la parete della Piramide Huayna Illampu. L’anno scorso Rosa mi scrisse per organizzare insieme una spedizione in ricordo di suo zio Carlo, ai 50 anni dalla sua morte sull’Illimani durante un soccorso. Alla sua domanda riguardo la possibilità di aprire una via nuova sull’Illampu, montagna che Nembrini aveva salito insieme a molti altri bergamaschi durante la stessa spedizione nel 1973, la mia testa se ne andò direttamente a questa linea e l’immaginazione iniziò a lavorare».

La bella ascensione

Sono così iniziate le fasi organizzative dell’ascensione. «Nelle ultime settimane – continua il trentenne bergamasco –, le condizioni sono migliorate e con Techy e Rosa abbiamo iniziato a programmare la salita. Siamo arrivati alla Laguna Glaciar e siamo riusciti a portarci alla base della parete direttamente il primo giorno, dopo 5 ore di camminata. Dal nostro accampamento la linea si vedeva molto bella e logica, e il canale iniziale con buon ghiaccio nelle parti più tecniche».

Una notte molto fredda

È arrivato il momento di arrivare alla cima. Continua Assolari: «Il giorno successivo abbiamo iniziato alle 3 la nostra salita, siamo riusciti a passare le parti più tecniche in mattinata e a raggiungere la cima della Piramide Huayna Illampu alle 13. Finalmente al sole, dopo avere sofferto moltissimo freddo durante tutta l’ascensione. Dopo una notte molto fredda nella nostra piccola tendina, ci siamo svegliati con stalattiti di ghiaccio ovunque e abbiamo continuato fino alla cima di questa incredibile montagna. È stata la prima volta per me sulla vetta dell’Illampu. È stata un’emozione tracciare l’ultima parte della cresta dove nessuno era ancora salito in quei giorni».

Emozioni a quota 6.368

Emozioni fortissime, vissute ai 6.368 metri del Nevado Illampu ma con nel cuore tante persone care morte tra vette altrettanto affascinanti o per la pandemia che non ha dato loro scampo.


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