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Il Gigante che sostiene la montagna

27 Febbraio 2020 / 20:35
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Scritto da Cristian Riva
Fotografie di Cristian Riva
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Il Gigante che sostiene la montagna

27 Febbraio 2020/ 20:35
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Scritto da Cristian Riva
Fotografie di Cristian Riva

Braccia possenti che mettono in mostra i muscoli messi a dura prova dall’immane sforzo, bocca aperta e cassa toracica rigonfia che enfatizzano il respiro affannato mentre il capo, quasi chino all’indietro, mostra tutta la sofferenza ma anche la caparbietà di questo gigante che sostiene la montagna, una montagna colma di incertezze, delle tante preoccupazioni, dei problemi di ogni giorno, delle sconfitte e del ricordo delle persone care che troppo presto ci hanno lasciato.

In questa calda mattinata di un anomalo inverno, appoggiato a questa lunga recinzione di pannelli metallici tutti arrugginiti, osservo quieto quel gigante che sostiene la montagna e vedo in lui ognuno di noi, coi suoi problemi e le sue preoccupazioni. 

L’animo però è sereno, il gigante infonde sicurezza e mostra forza e tenacia, sosterrà anche quest’oggi, e certamente anche domani, il pesante fardello della montagna. 

Tutt’attorno è un continuo cinguettare, lo scrosciante torrente inumidisce le rive già fiorite in quest’anticipo di primavera ed il parco è ormai pronto ad accogliere il gigante che è in tutti noi.

Chissà cosa voleva raccontare Giosuè Meli (1816-1893), autore della scultura, con questo basso rilievo realizzato in un grande blocco friabile di roccia viva: secondo la tradizione popolare rappresenta appunto un gigante che sostiene la montagna ed emerge dalla roccia a protezione della vallata mentre secondo altri rappresenta la deposizione del Cristo. 

Difficile dirlo, Giosuè Meli ha portato con sé il vero significato della sua opera ma ciò non può che stimolarci ad interpretare l’opera d’arte, ognuno secondo la propria sensibilità.

L'opera di Giosuè Meli si trova nel parco a lui dedicato, il “Parco del Gigante” di Luzzana. Al suo interno, sentieri e passerelle si fanno strada fiancheggiando e attraversando il corso terminale del Bragazzo, in prossimità del suo sbocco nel Cherio, in un contesto naturale del tutto speciale. 

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